Obiettivo Caserta, Marino e i Sepolcri imbiancati della politica locale

di Nicolò Antonio Cuscunà

In quel tempo Gesù parlò dicendo: «guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati, all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume». Così anche Voi….(Matteo XXIII,25).

Capita spesso riferire agli attuali “sepolcri imbiancati” assiduamente presenti nella scena “politica” italiana. Comportamenti ondivaghi, non partecipativi, elusivi dei problemi vivi e reali. Selezionare argomenti a piacimento, per convenienza di bottega, imbianca i sepolcri.

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Non svettiamo sopra nessuna “torre d’avorio” né vestiamo toghe di tribuni ci limitiamo all’obiettività per riconoscere a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio ciò che gli appartiene. Non è difficile notare la cernita fatta da taluni, argomenti bandiera, vessilli da innalzare e far garrire a piacimento sui propri pennoni. A scadenze periodiche a seconda del soffio dei venti, si tralasciano importanti problemi vitali per la città, per riscaldare acide e stantie minestre. Questi ed altri motivi, ci inducono a ricordare scribi e farisei “nostrani”, quelli additati con disprezzo dal Profeta Jehoshua.

In questo complesso Paese e, ancor di più, in questa città carente di tutto ed in particolare di “democrazia partecipativa”, dove il principio di sussidiarietà viene confuso per l’antico libro delle elementari, movimenti e liste “tematiche” diventano calamite attrattive di problematiche fuorvianti dai veri incancreniti problemi della città. Il principio di “sussidiarietà” è una conquista irrinunciabile né sostituibile da non confondere con la partecipazione senza regole valori e competenze.

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Il diritto di partecipare alle scelte comuni non può spalancare le porte alla gestione della città a chiunque. Deriva democratica e crollo qualitativo gestionale della città (e del Paese) sono palpabili, visibili con risultati drammatici.

Gli alberi ad alto fusto di piazzetta Padre Pio meritavano salvezza a differenza dei loro coetanei posizionati in differente microclima in quel di piazza monsignor Nicola Suppa di Tuoro. Alla salvezza dei primi si sono dedicati il fior fiore del radicalismo chic democratico ambientalista e blasonato.

Degli alberi ad alto fusto le colonie di pappagalli e tortore della cavea teatrale e parco giochi di Tuoro di prossima distruzione per volontà di Carlo Marino, non si sono scomodati né pellicce né defilé alla moda. Il palmeto di viale Medaglie d’Oro non merita il sostegno di liste civiche né movimenti identitari. Le palme possono morire colpite dal punteruolo rosso. Uguale sorte per i pini marittimi al p.co Primavera o nella 167 di Centurano (colpiti dalla processionaria).

Scongiurare il “Biodigestore” in zona Ponteselice si può e si deve, altrettanto non dicasi dell’isola ecologica all’ingresso del Borgo medievale di CasertaVecchia. Questi sono i “sepolcri imbiancati”.

L’indignazione al blocco salviniano dei migranti in mare aperto, non corrisponde ad analoga reprimenda contro caporali e neo-schiavisti carcerieri di migliaia di migranti nelle baraccopoli di Rosarno, Gioia Tauro, San Ferdinando, Castel Volturno, Capitanata e agro Pontino. I sepolcri imbiancati difendono i migranti sulle navi prima dello sbarco, li dimenticano allo sbarco e allo sfruttamenti dei novelli schiavisti. Al massimo protestano partecipando a fiaccolate di moda e non si chiedono come fa ad arrivare frutta e verdura sui banconi della grande distribuzione.

L’Italia è stracolma di Scribi e Farisei, le strade statali italiane sono contornate di “sepolcri imbiancati” da cui tracimano liquami nauseabondi.

A chi giova eleggersi tutori dell’ambiente svolazzando a scadenza elettorale la sigla di Macrico Verde, sperare o decidere per Caserta, senza risolvere la richiesta del diritto di proprietà all’IDSC (40 milioni di euro)? Chi continuerà a sperare al “Central Park” senza risorse economiche dell’Ente Comune? Chi potrà continuerà a credere al lupo al lupo dei palazzinari probabili aggressori e tacere sul “costante consumo di suolo”?

L’abulica e distratta città non crede più a nulla. Risulta facile proporre gli “orti urbani” non interessandosi del dissesto idrogeologico dei Colli Tifatini. Lasciare interi quartieri nel degrado più totale e lastricare di basalto qualche viuzza cara all’assessore di turno.

Facile alzare la voce in Consiglio per i distinguo urbanistici di questa o quell’altra zona cittadina e non interessarsi della sfasciata edilizia residenziale pubblica gravante per milioni di euro sulle Casse Comunali. Oppure delle “decine” di castrum asociali dormitorio in continua edificazione al di fuori del PRG e del PUC e senza pagamento di oneri urbanistici.

Questi sono i “sepolcri imbiancati” che fanno da contorno alle strade di Caserta. Altro che piste ciclabili corsie preferenziali per il TPL scuola bus piste di atletica, nuovo campo di calcio o stadio del tennis. Rimanendo così fatti e circostanze Scribi e Farisei continueranno ad occupare il “tempio” e sarà improbabile l’arrivo di un nuovo Profeta capace di metterli in fuga per sempre.

Setaro

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