Napoli, la protesta delle botteghe di San Gregorio Armeno: «Aiutateci a resistere. Servono fondi, non elemosine»

di Antonella Di Martino

Si erano dati appuntamento per questa mattina davanti la sede della Regione Campania a via Santa Lucia a Napoli. E questa mattina alle dieci gli artigiani, soci dell’associazione ‘Le Botteghe di San Gregorio Armeno’, erano tutti lì ad aspettare di essere ricevuti e di poter consegnare al governatore De Luca le loro rischieste, nella speranza di essere aiutati a trovare una soluzione utile a consentire alle storiche botteghe di resistere.

Ma quali sono le loro richieste? È presto detto: sgravi fiscali, sostegno economico delle spese vive di tutte le attività con un finanziamento in parte a fondo perduto e in parte a tasso agevolato; vaccino per tutti gli abitanti e i lavoratori del centro antico, che (non va mai dimenticato) è patrimonio Unesco, allo scopo di renderlo covid free in quanto meta turistica.

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Ancora: organizzazione preventiva per accogliere turisti, e spronare il governo centrale ad assumere provvedimenti tali da far sì che il turismo possa ripartire in tutta sicurezza, come sta avvenendo in tanti di Paesi europei e non.

Si tratta, insomma, di aiuti minimi per consentire un minimo di sopravvivenza fino a ottobre 2021. Iniziative che apporteranno un notevole beneficio sociale ed economico a tutta la comunità di via San Gregorio Armeno che è sempre stato e tale resterà un attrattore naturale del turismo sia esso campano che italiano ed estero. Perché da sempre rappresenta una delle stradine più conosciute al mondo.

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Una stradina dove tra presepi, pastori, tradizioni secolari e simboli di fede si respira Natale anche a ferragosto e che non si può e non si deve lasciar morire e neanche ‘mutare’. Perché se muore o si trasforma San Gregorio Armeno, muore l’anima di Napoli.

«L’incasso medio delle botteghe è di 20 euro» spiega Serena D’Alessandro, la portavoce degli artigani napoletani. «Dopo un anno di pandemia – aggiunge – ci sono botteghe che non riescono più ad andare avanti. Chiediamo che le istituzioni ci aiutino perché San Gregorio Armeno è un patrimonio non solo nostro ma dell’intera città. Qualcuno deve fare qualcosa e le istituzioni si devono prendere le loro responsabilità. Non si possono fare stime totali ma ci sono botteghe che hanno perso 40 mila euro e hanno avuto 2 mila euro di ristori. Ogni bottega naturalmente ha la sua perdita media ma la difficoltà c’è per tutti».

«Siamo qui – continua – per chiedere fondi perché siamo arrivati allo stremo, non è una carità. San Gregorio è un patrimonio di Napoli. È una delle 10 strade più famose al mondo e un indotto per tutto il centro storico. C’è chi viene a visitare le botteghe e dopo si prende un caffè o mangia una pizza o a vedere un museo».

«Rendiamoci conto che c’è assolutamente bisogno dell’intervento delle istituzioni per far si che le botteghe non muoiano e non vengano sostituite da altri tipi di attività. Sono arrivate già diverse proposte d’acquisto da alcune compagnie milanesi e non solo. Se una di queste botteghe – afferma – cederà sicuramente sarà sostituito da un fast food, da una pizzeria o un bar che andrà a snaturare una strada unica al mondo».

Secondo Marco Ferrigno «per uscire da questa situazione c’è bisogno di un po’ d’aiuto da entrambe le parti. Bisogna capire che San Gregorio Armeno è importante. Un po’ d’aiuto penso che lo meritiamo ma soprattutto devono ascoltare un po’ le nostre richieste dopo un anno di abbandono totale. Abbiamo provato a rimboccarci le maniche ma da soli non ce la facciamo. C’è il rischio che possa mutare quell’unicità di San Gregorio Armeno, una stradina fatta di artigiani, con qualcuno che potrebbe essere tentato dalle offerte che vengono da Milano e non solo».

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