Nuovo clan di Scafati: b&b e società per il noleggio barche per riciclicare il denaro

Le mire del gruppo criminale guidato dal boss Dario Federico

Il turismo e il suo grande volume d’affari ha attirato anche le attenzioni della camorra. Vecchia e nuova, che con il boom economico di questi anni ha provato a tendere i propri tentacoli. E interessava anche al boss 49enne Dario Federico (attualmente ricercato dalle forze dell’ordine) che, secondo quanto emerso dagli atti dell’indagine che venerdì scorso è sfociata in 36 misure cautelari, avrebbe provato a spostare i suoi interessi criminali da Boscoreale, sua città di origine, alla vicina Scafati.

Una scelta effettuata anche per sfruttare il vuoto camorristico della città in provincia di Salerno. Il 49enne, riferisce un articolo di Tiziano Valle su Metropolis, avrebbe tentato di fare soldi con il traffico di droga e le estorsioni per poi riciclarli, come detto, nel settore turistico con società che si occupano di noleggio barche nel golfo di Napoli, un’attività molto apprezzata dai visitatori. I suoi “affari” quindi si sarebbero estesi anche a Pompei e Castellammare di Stabia dove una società, che sarebbe riconducibile a lui, aveva ormeggiato delle barche. A fornirgli il suo aiuto ci sarebbe stato anche Salvatore Di Paolo.

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Il denaro del boss Dario Federico

Dagli atti dell’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, emerge che Federico avrebbe racimolato un milione di euro prima della condanna incassata nel 2007, lasciandoli nella disponibilità di alcuni parenti. Denaro che fu concesso in prestiti a strozzo. Una volta tornato in libertà avrebbe recuperato quei soldi, anche con l’uso di minacce e azioni violente, per avere una base economica che gli avrebbe consentito di mettere in piedi il nuovo clan, prendendo il controllo di diverse piazze di spaccio e chiedendo il pizzo agli imprenditori.

Il noleggio barche e il b&b

Dall’ordinanza, riferisce Tiziano Valle, emerge ancora che Dario Federico avrebbe intestato ad alcuni suoi stretti familiari, la società Tremar, con sede a Pompei, che si occupava, tra l’altro, del noleggio dei charter del mare. Il boss avrebbe imposto, a quel punto, la presenza delle sue barche all’interno di Marina di Stabia. E qui sarebbe stata compiuta anche una vera e propria azione intimidatoria.

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Al paventato aumento dei prezzi, nel porto turistico stabiese, per l’attracco delle barche nello scalo, il gruppo criminale avrebbe risposto raggiungendo il porto turistico a bordo di motociclette di grossa cilindrata e minacciando di creare problemi. Grazie a quest’azione intimidatoria, Federico, avrebbe convinto i gestori del molo a mantere prezzi bassi per la sua società.

Dall’inchiesta della Dda di Salerno, inoltre, emergerebbe che Salvatore Di Paolo, 47 anni, e Antonio Forte, 27 anni, braccio destro e nipote del boss Dario Federico, avrebbero deciso di reinvestire i loro proventi illeciti nella ristrutturazione di un attico in corso Vittorio Emanuele a Pompei per realizzare un b&b.

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