Guerra in Ucraina, da Caserta a Kiev: «Torniamo a casa per combattere»

Giovani ucraini pronti a partire con un pullmino

Dieci giovani ucraini residenti nel Casertano sono pronti a partire con un pullmino alla volta dell’Ucraina per andare a «difendere la patria». La partenza dovrebbe avvenire questa mattina ma padre Ihor Danylchuk, sacerdote punto di riferimento della comunità ucraina di Caserta e provincia ha riferito dell’intenzione dei connazionali, per ora vuole mantenere la segretezza sulla loro identità e sui dettagli relativi alla partenza.

«Sono pronti ad imbracciare le armi e a combattere contro i russi – dice padre Ihor, sacerdote della Chiesa Greco-cattolica – ma non è facile riuscire a farli arrivare in Ucraina, in quanto è tutto bloccato ed entrarvi è quasi impossibile. Ma con il nostro Consolato stiamo lavorando per ottenere i documenti per far partire questi uomini che vogliono difendere la patria. Putin ci chiama nazisti e pensa che noi capitoleremo, ma non è così, c’è un intero popolo che combatterà, anche se sappiamo che non possiamo da soli opporci alla Russia. L’Italia, la Francia, la Germania, gli Usa, devono aiutarci concretamente, non solo a parole».

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Il presidio all’esterno della Prefettura di Caserta

Intanto giovedì pomeriggio oltre duecento ucraini, quasi tutte donne, hanno effettuato un presidio all’esterno della Prefettura di Caserta esponendo bandiere dell’Ucraina e cantando l’inno nazionale. Scarsa la partecipazione della cittadinanza casertana.

Il 25enne Taras, da 15 anni in Italia, piange quando pensa alla paura che stanno provando i «parenti che abitano vicino la città di Leopoli. Pensavano che lì le bombe non arrivavano, ed invece sono cadute. All’Europa non chiediamo soldati ma armi per combattere. E soprattutto chiediamo ai cittadini italiani di starci vicino, di scendere in piazza con noi, perché ci sentiamo troppo soli». Ivana pensa alla madre e alla sorella che è in Ucraina: «vivono nei bunker nel terrore che tutto possa finire» afferma con le lacrime agli occhi.

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L’incontro con il sindaco e gli aiuti

Nonostante la città per ora non stia partecipando ai presidi degli ucraini, padre Ihor ammette che «sono comunque numerosi i cittadini che vogliono aiutarci e ci portano alimentari, medicinali che poi verranno inviati in Ucraina ai nostri soldati e alla popolazione. Abbiamo anche un Iban per eventuali doni in danaro». «Ho incontrato il sindaco di Caserta – spiega – che mi ha manifestato la vicinanza della città. E’ bello vedere questo senso di solidarietà, ci fa sentire meno soli, ma ripeto, abbiamo bisogno di un supporto di fatto che sia immediato. La situazione in Ucraina è gravissima, la gente si sente persa e abbandonata».

Per chiedere misure ancora più incisive, «stiamo anche pensando – aggiunge il sacerdote – di attuare forme di protesta come lo sciopero della fame o anche uno sciopero dal lavoro; vogliamo far capire ai Paesi occidentali che non si può attendere, con la Russia la diplomazia non serve»

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