L’intervento | Sostenere le micro imprese con la riforma contributiva per autonomi e liberi professionisti

Se si vuole dare un serio aiuto alle micro imprese, alle attività commerciali o artigianali, bisogna riformare la parte contributiva per autonomi, liberi professionisti e agenti di commercio. Abolire i minimali imposti e dare possibilità ai giovani di avviare senza timori una propria attività qualunque essa sia, se guadagna paga. Ma se il suo reddito è inferiore a 12.000 euro non deve pagare nulla. Se vorrà si farà una pensione assicurativa.

Il regime dei minimi inoltre è troppo differente a livello di tassazione con l’ordinario e diventa recessivo costringendoti a restare piccolo per sopravvivere.

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Altro punto fondamentale è affrontare il problema del caro affitti, per evitare la chiusura di migliaia di attività commerciali o artigianali per questa causa, già difficilmente sostenibile prima e che diventerà un muro invalicabile per i prossimi anni. Cedolare secca al 10%, per il prossimo biennio, per i vecchi contratti a patto che il proprietario accetti una decurtazione minima del 20% del canone in vigore già registrato. Su queste basi entrambi le parti potranno ricontrattare la locazione. In questo modo mediamente si lasciano in tasca alle piccole attività una media di 4/500 euro in più al mese.

Ovviamente stralcio al 10% di tutte (nessuna esclusa) cartelle esattoriali e stralcio dei giudizi pendenti nelle commissioni tributarie (liberiamo i tribunali), la maggior parte dei quali sono dovuti agli studi di settore, che sappiamo benissimo i danni che hanno prodotto, così come conosciamo l’alta percentuale di vittoria dei contribuenti. Soprattutto di coloro che hanno liquidità per gestire contenziosi così lunghi e comunque onerosi.

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Inoltre sarebbe opportuno dividere i debiti fiscali da quelli pensionistici. Fare una apposita sanatoria INPS (proposta che stiamo preparando) con vari scaglioni a partire dal 20% (rateizzato), in modo che su base volontaria, uno possa vedersi riconosciuti quelle annualità ai fini pensionistici.

Lino Ricchiuti

Chi decide di stralciare anche la sua posizione debitoria INPS, ovviamente accetta la decurtazione dal proprio salvadanaio pensionistico non danneggiando nessuno. Come dimostra un sondaggio lanciato sulla mia pagina social dove si chiedeva se il maggior debito fosse Irpef o Inps, il risultato parla chiaro: su oltre 1.000 risposte l’86% è come immaginavo per l’INPS e invece di cosa si sta discutendo? Di ritoccare di qualche punto l’Irpef.

Certamente, ogni centesimo che resta in tasca alle attività produttive è benedetto, ma i ritocchi a un quadro già mal dipinto resta un pessimo quadro. Lavorare inoltre sugli abnormi costi dell’energia e trovare anche il modo di poter monetizzare, previo accordo con le società gestrici i vari crediti d’imposta erogati in questo anno e non utilizzati.

Va bene quindi dare un sostegno a chi non ha lavoro ed ha famiglia da mantenere, ma non si può continuare con i bonus a pioggia qua e là senza nessuna visione della realtà. Liberare seriamente chi crea ricchezza e posti di lavoro in questo Paese non dovrebbe avere la priorità? Se manca la visione del domani non vi è certezza neanche del presente.

Lino Ricchiuti
Vice Responsabile nazionale
Imprese e mondi produttivi
di Fratelli d’Italia

Setaro

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