Coronavirus, mafiosi scarcerati per il rischio contagi: i partiti politici insorgono

Tutto ha inizio con una circolare del 21 marzo scorso con cui il Dap (Dipartimento amministrazione giudiziaria) invitava i direttori delle carceri, in riferimento alle prescrizioni anticoronavirus, a «comunicare con solerzia all’autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza, i nominativi di detenuti, suggerendone la scarcerazione, se i loro casi rientrassero fra le nove patologie indicate dai sanitari dell’amministrazione penitenziaria e se si trattava di persone anziane». Da ciò è seguita la scarcerazione del boss di cosa nostra Francesco Bonura, 78 anni e di Vincenzino Iannazzo, 65 anni, ritenuto uno dei principali esponente della ‘ndrangheta.

Inevitabile il coro di polemiche e di indignazione arrivato da parte delle forze politiche che hanno chiesto al ministro Bonafede di chiarire sulla questione.

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Balboni e Rauti (FdI) presentazione interrogazione

Tra i primi ad interrogare il ministro della Giustizia gli esponenti di Fratelli d’Italia, i quali hanno raccolto tempestivamente l’appello delle Associazioni delle vittime di mafia. In un’interrogazione ad Alfonso Bonafede il vicepresidente della Commissione Giustizia al Senato, Alberto Balboni e il vicepresidente vicario del gruppo al Senato di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, denunciavano «la concessione degli arresti domiciliari a detenuti, anche quelli sottoposti al regime di 41bis, in virtù delle norme varate a seguito dell’emergenza Covid-19» e che queste misure domiciliari avvengono anche «senza la prescrizione dell’utilizzo del braccialetto elettronico e inoltre, prevedendo la procedura semplificata, al magistrato sarebbe preclusa la possibilità di acquisire la relazione sulla condotta del detenuto, elemento fondamentale per il giudizio sulla personalità del soggetto. In questo modo il regime dei domiciliari diventa un atto dovuto».

Denuncia ripresa anche dai deputati Wanda Ferro, segretario della Commissione antimafia, Carolina Varchi, componente della Commissione Giustizia, Andrea Delmastro e Giovanni Donzelli, che a loro volta hanno rivolto una interpellanza al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede chiedendo anche l’avvio di una ispezione.

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Giorgia Meloni: revocare circolare del Ministero della Giustizia

A ciò si aggiunge l’appello della leader di FdI Giorgia Meloni: «Se il Governo non vuole ascoltare Fratelli d’Italia, allora raccolga l’appello lanciato dal sostituto procuratore della Procura generale di Napoli Catello Maresca: bisogna revocare subito la circolare del Ministero della Giustizia del 21 marzo per impedire che altri boss mafiosi escano dalla galera e tornino a casa. Avevamo avvertito il Governo di questo rischio ma nessuno ha voluto ascoltarci. La scarcerazione di Francesco Bonura è vergognosa e indegna della nostra Nazione ed episodi del genere non possono ripetersi».

Non si fa aspettare nemmeno la polemica di Matteo Salvini: «Basta scaricabarile, non ci interessa di chi sia la colpa, se di Bonafede o del tribunale di sorveglianza, ma per rispetto dei magistrati e dei giornalisti caduti per mano mafiosa, chiudete le porte del carcere per i mafiosi. Tra l’altro se stanno in isolamento in galera sono anche più sicuri rispetto al rischio di contagio».

La reazione della maggioranza. Pd chiede convocazione Commissione Antimafia

E nonostante l’immancabile scontro sul tema tra le forze al governo e quelle di opposizione, con il Pd accusare «le sciacallesche speculazioni di esponenti politici come Salvini, che mettono sullo stesso piano i giusti provvedimenti contro il sovraffollamento carcerario (che escludono ovviamente i reati di mafia e i reati di grave allarme sociale) con singole decisioni della magistratura di sorveglianza», è dallo stesso Partito democratico che, attraverso il responsabile Giustizia Walter Verini e il capogruppo in Commissione Antimafia Franco Mirabelli, si riconosce che «i provvedimenti di scarcerazione per motivi di salute di qualche detenuto per gravissimi reati di mafia, decisi dalla magistratura di sorveglianza, generano giusta preoccupazione e amarezza, soprattutto tra le vittime delle mafie. Per questo occorre fare subito chiarezza». Da qui la richiesta di un’immediata convocazione della Commissione Antimafia perché: «E’ necessario verificare le ragioni dei provvedimenti, l’effettiva incompatibilità delle condizioni di salute con la situazione carceraria e i rischi sanitari per altri detenuti e per la polizia penitenziaria. Occorre rispondere subito a questi interrogativi su questi provvedimenti, che appaiono in contrasto con la sostanza e lo spirito del 41 bis. Lo Stato non deve né può arretrare di un centimetro nel contrasto alle mafie».

Bonafede: sciacallaggio inaccettabile

L’esecutivo, da parte sua, si difende e reagisce a quello che Alfonso Bonafede definisce uno «sciacallaggio inaccettabile, in quanto le leggi approvate dalla maggioranza e riconducibili al governo escludono i condannati per mafia da tutti i benefici penitenziari, ed è dunque falso ed irresponsabile sostenere che sia colpa del decreto Cura Italia» annunciando poi verifiche sulle scarcerazioni. Ma è chiaro che degli errori siano stati fatti e che il tema della scarcerazione di boss della mafia e di condannati per reati gravi, continua ad indignare trasversalmente l’opinione pubblica.

La proposta di FdI: trasferire i detenuti nelle caserme e negli ospedali militari dismessi

Soprattutto se a ciò si aggiunge un altro aspetto, quello dell’ attenzione per la tutela della salute dei boss mafiosi e non quella degli agenti penitenziari, come ha spiegato in Aula al Senato nel corso del Question time con il ministro Lamorgese il senatore di Fratelli D’Italia Alberto Balboni, fornendo anche una soluzione alternativa all’emergenza: «Il rischio di contagio nelle carceri, dovuto al sovraffollamento, si combatte non facendo uscire i delinquenti ma piuttosto trasferendo questi all’interno delle caserme e degli ospedali militari dismessi».

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